“Non è un evento fieristico, non ha un’organizzazione centrale e non è gestito da alcun organo istituzionale”: stiamo parlando del Fuorisalone, quell’insieme di eventi che costella il territorio della città di Milano in corrispondenza del Salone del Mobile, andando a completare l’immancabile appuntamento annuale della Milano Design Week.
Il Fuorisalone gestisce una piattaforma online e offre servizio di assistenza ai partecipanti tramite Studiolabo, ma la sua “capacità accentratrice” si ferma qui: il segreto, lo abbiamo detto, sta nel dis-seminare le idee fin dove è possibile, seguendo l’unica regola dell’arricchimento reciproco.
Così il Fuorisalone sparge a pioggia le sue mostre, i suoi cortei, le sue performance e installazioni, da via Brera e via Tortona, il vero epicentro della settimana del design milanese, fino a Lambrate, con il “fuori del fuori”, tra le atmosfere cool e alternative di via Ventura.
E il suo secondo cuore, quelle “Cinque vie” che comprendono Santa Marta, Santa Maria Podone, Santa Maria Fulcorina, via Bocchetto e via Del Bollo, quest’anno ha battuto più forte grazie al Design Pride, una vera e propria parata di carri, musica e colori che ha spalancato rumorosamente le porte del design ad abitanti e visitatori della città.
Un allestimento promosso e organizzato da Stefano Seletti, che in una recente intervista su Il Giorno ha voluto parlarne in in termini di festa “aperta a tutti, giovani, anziani, bambini, a chiunque voglia festeggiare la libertà di poter sperimentare, sviluppare idee, anche quando sembrano folli ai più: un inno alla diversità, all’indipendenza di pensiero, alla creatività”. Cioè agli ingredienti fondamentali del design, espressione esemplare – ancora secondo Seletti – di “democrazia […] e gioia”.
Principi che progetti quali “5VIE Art+Design“, nati dalla triplice unione concettuale di storia, cultura e innovazione, vanno a realizzare nel concreto e in maniera ulteriore, accendendo e facendo brillare il territorio dall’interno, e regalando al pubblico della Milano Design Week e non solo una preziosa lezione sulle risorse creative e culturali del mondo, sul modo giusto di sfruttarle e, soprattutto, di mostrarle, comunicarle, fra un hashtag e un aperitivo, un articolo di giornale e un flash-mob.
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